Confessioni di un portiere di merda

 
 
Non sempre i fatti si allineano alle proprie aspettative. E’ ciò che rende lo sport una “grande metafora” della vita. Fatevelo dire da un portiere di merda. Pronti e scaldati, dal sole e dal qualche movimento preliminare, siamo in campo. Si comincia come sempre al Dazzi Stadium, senza fischio d’inizio perchè non c’è un arbitro a darlo. Solo il “cronometrista”, come nella ben nota fabbrica fordista, fa le veci di un potere che, su questo campo insidioso, è affidato agli stessi giocatori. Comincio a denti stretti; sognando il momento in cui toglierò i guanti per stringere le mani degli avversari battuti e ricevere i complimenti degli spettatori.Pochi minuti bastano per allontanare questa immagine ad un passo da me. La palla sembra scendere morbida, fluida, prevedibile. Una “loffa” frutto di un tiro-cross ciabattato e poco convinto. Mi muovo a sinistra incrociando il passo. Il movimento da non fare. Il movimento che sarà fatale e mi impedirà ogni recupero quando quella palla colpirà una zolla trasformando il rimbalzo a sinistra in un rasoterra a destra. Gol! 1 a 0. Tra bestemmie e smorfie apro le braccia dichiarandomi sconfitto di fronte alla terra che anch’io scelsi di occupare 10 anni fa. Kulanka festeggia. Dinamo Dazzi è pronta a pareggiare. Calcio d’angolo per Kulanka. C’è agitazione nella difesa. Nessuno marca nessuno. Tutti marcano tutti. La palla entra per tagliare l’area, la mia area. Faccio un passo avanti ed allungo il braccio destro..bum. Ricevo un pestone sul piede sinistro e la palla in faccia. La palla mi scavalca e conclude la sua parabola nella porta. La mia porta. 2 a 0. Una lacrima scende dal mio occhio. E’ la “scia” della palla  che, come bava di lumaca, è passata di li.Bestemmio, mi riaggiusto il cappello.  Kulanka esulta. Dinamo Dazzi è pronta a pareggiare. L’azione si svolge sulla mia destra. AlePunk protegge la palla con abilità e scende minaccioso sulla fascia. Nessuno lo ferma. Eccolo che arriva, eccolo che arriva, tocca a me, tocca a me. Il tiro è ravvicinato ma lo intuisco. Mi butto sulla sinistra allungo la mano corrispondente. Non posso vedere ma sento il contatto con la palla. Presa? Deviata? Macchè? Tiro, mano mia, palo, gol. 3 a 0. Kulanka esulta Dinamo Dazzi insegue la sconfitta e con 2 colpi da maestro riporta la partita sul 3 a 2. Prima Samir con la rabbia della periferia. Poi Vito con l’astuzia. Ricominciamo a crederci mentre continuo a sentirmi un portiere di merda.Cambio campo. Siamo all’ombra. Presto il cappello a Pierpa che ha il sole sulgli occhi. Galanteria e correttezza vengono prima di ogni frustrazione. La nostra difesa cola a picco. E’ lo sfascio. Gli avversari penetrano le nostre linee come gli austriaci a Caporetto. A poco valgono i miei richiami sulle marcature che si trasfromano dopo poco in generiche lamentele e poi in polemiche invettive. Samuele guizza sulla sinistra facendo onore ai suoi 14 anni. Salta l’uomo e fa partire il sinistro incrociato. Pierpa è battuto. 3 a 3. Kulanka teme. Dinamo Dazzi sogna. Un sogno breve. Da sinistra scende ancora Mubarak. Tiro avvelenato. Sono coperto dalle scarpe blu del Vulp. Lo vedo partire in ritardo. Mi butto in ritardo. Base del palo destro. Gol. 4 a 3.Si gioca il tutto per tutto. Chi fa questo vince. A noi, visto com’è andata, può andar bene il pareggio. Voci polemiche chiedono la fine della partita. Risposte polemiche affermano l’ultimo minuto e poi l’ultima azione. Rimessa laterale per Kulanka. La mia difesa è un presepe vivente in cui Nappa si insinua come un gatto nelle botteghe artigiane di Via San Gregorio a Spaccanapoli. Nappa riceve la palla. Si sposta  sulla mia destra. Tutti lo guardano ma nessuno interviene. Tiro alto. Gol. Il mio tuffo è un gesto di disperazione senza alcun nesso con il calcio o il calcetto. 5 a 3. Kulanka esulta a ragione. Dinamo Dazzi abbassa la testa. Un portiere di merda calcia un pallone nell’oliveto gridando <<bella squadra di merda!!>>.
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