L’ANGOLO DEI PERCHE’ (polpettide)

Unknown
“Ho cominciato a dar calci al pallone per non cadere sull’ asfalto di un campo da gioco operaio. Per rimanerci in piedi, anche se ero solo un bambino, in quel “campo”. Un campo senza erba o terra, un campo d’asfalto.”
(A.Prunetti, Amianto, ed. Agenzia X 2012)

Sconfitta: 0 – Pareggio: 1 – Vittoria: 2
La prima stagione calcistica italiana dove vennero introdotti i tre punti per la vittoria, fu il campionato del 1994-95. Questa storica “riforma” delle regole del calcio, fu voluta fortemente dall’allora segretario della FIFA Joseph Blatter. Fu introdotta nei mondiali statunitensi del ‘94. Al tempo, molti di quell* che organizzano “calci dal basso”, che navigano ora fra i trenta e i quaranta, sta- vano uscendo o erano appena uscit* dall’adolescenza. E stavano uscendo probabilmente anche dai quei campetti in asfalto e cemento per lasciare spazio ai più “piccoli” o più giovani. I nostri tornei nei campetti di strada quindi, ce li ricordiamo vividamente con la squadra vincente che si prende due punti e non tre.
Ma non è solo per spirito nostalgico, che viene riproposto nei gironi eliminatori del torneo, il vecchio sistema di attribuzione punti. Questa regola da molt* di noi è stata mal digerita, fin dall’inizio. Ci è sempre sembrata una norma, che spingesse in maniera eccessiva verso una spettacolarizzazione dell’evento partita; una regola che esaspera l’agonismo delle squadre in gioco. Un modo di svalutare il “nobile” significato del pareggio: due squadre in campo, pur dando il massimo di loro stesse, non riescono a prevalere l’una sull’altra. La parità, da quando vale solamente 1/3 rispetto alla vittoria, appare più come una mezza sconfitta. Quindi, chi vince, prende due punti.

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