BRASIL ON THE BALL (Francuzzo da Ajaccio)

maracanazoCome molti di voi sapranno il prossimo anno è quello del mondiale in Brasile, il paese che si è portato a casa la coppa Rimet (vincendola per tre volte 1958-62-70 a cui c’è da aggiungere le vittorie del 94 e del 2002) come per Calci dal Basso il Ricreativo Galuzzo (non senza polemiche dal momento che la prima edizio- ne ha visto trionfare gli stessi giocatori ma con un nome diverso Resti del Mondo).
Ma forse non tutti sanno che non è la prima volta che il Brasile ospita una coppa del mondo di calcio. Infatti nel lontano 1950 con l’Europa distrutta della Seconda Guerra Mondiale, il comitato organizzatore scelse il Brasile, dove il football era già sport
nazionale e i vari campioni erano già delle divinità piene di soldi donne e di poesie a loro dedicate.Vinsero in scioltezza il girone di qualificazione ed arrivarono con i favori del pronostico alla fase finale che solo per questa occasione vedeva scontrarsi quattro squadre in un girone all’italiana in cui avrebbe vinto la formazione con più punti. La prima sfida vide prevalere i Brasiliani sulla Spagna per 6-1, la seconda partita contro la Svezia finì addirittura 7-1 per i sudamericani (in quel periodo lo schema di gioco più praticato era il 2-3-4-1, che sicuramente garantiva partite d’attacco). Con questi risultati la partita finale contro l’Uruguay sembrava più che una mera formalità visto che ai brasiliani sarebbe bastato un pareggio, e che l’ ultima sfida qualche mese prima era finita 5-1 per i padroni di casa.
La sera dell’incontro il Maracanà (che non é la moglie di Oronzo Canà già allenatore della Longobarda) costruito per l’ occasione era pieno anche molto di più del dovuto, c’è chi dice che erano presenti più di 200.000 spettatori. I festeggiamenti già allestiti con Rimet brasiliano ideatore del trofeo pronto a premiare i propri connazionali, sembravano ormai solo una formalità, visto che la formazione carioca passa in vantaggio con Friaça. Nel secondo tempo succede però l’impensabile al 66’ pareggio di Schiaffino e al 79’ Ghiggia manda una Nazione nello sconforto più totale e un’ altra in estasi (la sua).
La partita si conclude con questo risultato e l’Uruguay è campione del mondo in Brasile. Questo giorno verrà ricordato come il disastro del Maracanà: il telecronista radiofonico di questa gara, si dimise e non esercito più tale professione, il difensore Danilo tentò il suicidio, un altro giocatore dichiarò nel 1993 “in brasile la pena più dura sono 30 anni di galera io sono 43 anni che pago per un crimine che non ho commesso”. La maglia che fino al quel momento per i brasiliani era di color bianco fu abbandonata il giorno seguente per il verde oro. Furono dichiarati tre giorni di lutto nazionale. Dall’altro canto il mitico Capitano dell’Uruguay Varella, con i soldi del successo si comprò una macchina che gli fu rubata tre giorni dopo, visse tutta la vita in condizioni economiche precarie ma quella notte alzò la coppa al cielo con un sorriso enorme in un Maracanà gonfio di pianto, per sé, per i suoi compagni, per tutto l’Uruguay e per tutti quelli dati per spacciati troppo presto dall’arroganza e dalla prepotenza dei più ricchi e famosi.

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