L’ANGOLO DEI PERCHE’ (Polpettide)

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3- Il torneo è aperto a tutt*, senza distinzione di genere.

Questi “campini” di strada, non erano (e non sono) certo un luogo perfetto. Spesso sono dominati da prevaricazioni e istinti all’esclusione: in base alla stazza fisica, alle capacità di gioco, al possesso di un pallone…

Fra le tante discriminazioni, quella che ci dava più fastidio, nei nostri ricordi di ragazz*, è sicuramente quella di genere. Nell’im- maginario spettacolare-televisivo, il calcio purtroppo pare rimanere “roba da maschi”.

“Le femmine non possono giocare”. Questa frase sembrava essere scritta a caratteri cubitali, sopra ogni rettangolo di cielo che sovrastava i campetti da calcio. All’interno di questi “laboratori di socialità”, le regole però non erano mai imposte o calate dall’alto; attraverso contrattazioni anche spinosissime, le norme venivano in qualche modo co-costruite. Poteva succedere quindi, che in campetti particolarmente “illuminati” o “progressisti” le ragazze si potessero misurare con i loro coetanei ad armi pari. Di questa che nella maggior parte dei casi era ed è un’eccezione, “calci dal basso” ne ha voluto fare una regola. Il torneo è aperto a tutt*, senza distinzioni di genere: squadre solo maschili, miste, solo femminili e quant’altro. La nona edizione si svolge però con una grande perdita per il torneo da questo punto di vista. La storica squadra femminile dell’atletico mestruo, per varie problematiche, quest’anno non ha potuto partecipare. A loro dedichiamo questo post, nella speranza che il prossimo anno possano ricalcare lo sconnesso terreno del dazzistadium.

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