IL CALCIO È UN ESERCIZIO DI RELAZIONE COMPLESSO (Redazione)

sianiColIL CALCIO È UN ESERCIZIO DI RELAZIONE COMPLESSO:
chi decide di praticarlo deve fare i conti con una molteplicità di elementi da raccordare, con un tessuto di legami da intrecciare nel raggiungimento dell’obiettivo prefissato, che va ben oltre il far varcare una linea ad una sfera. Sintonizzare sulla stessa lunghezza d’onda individualità, attitudini, temperamenti, corpi, rappresenta uno sforzo improbo se analizzato a freddo, ma che nella naturalità del gioco riesce a raggiungere, talvolta, picchi di impensabile intesa; il risultato, nella maggior parte dei casi, va al di là di ogni retorica sulla validità del gioco di squadra: chi raggiunge l’armonia vince sul campo. Attraverso il confuso rotolare del pallone è possibile quindi comprendere il livello di collaborazione raggiunto tra i vari reparti, misurare la coesione delle formazioni a confronto, e la loro capacità di trasformare torti arbitrali e interventi a gamba tesa in stimoli per crescere e migliorare. Il campo non lascia spazio a velleità individuali e protagonismo di nicchia, se non come fattori di disturbo, in grado forse di permettere di vincere la singola partita, ma sicu- ramente controproducenti nell’economia di un intero campiona- to. La stessa realizzazione di un torneo, in fondo, si costruisce sul medesimo meccanismo collaborativo, sulla mediazione che rende costruttiva la competizione intestina, fondendo l’arcoba- leno di colori delle diverse magliette nell’amalgama di un unico, grande lavoro di squadra.

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Declinare il pallone in questo senso è ciò che tenta di fare, umilmente, Calci dal Basso, giunto alla sua nona edizione ma ancora non rassegnato a consegnare il gioco del calcio nelle mani avide di campetti sintetici e competizioni esasperate costruite sul disprezzo per l’avversario. Ben lontano, però, dall’essere mera ricorrenza ricreativa, e ben memore di calcare una porzione di terra liberata, il torneo anche quest’anno ha deciso coscientemente di ricostituirsi strumento collettivo di lotta, mettendosi al servizio delle istanze di coloro che di fatto lo animano. La volontà è quindi quella di destinare l’incasso del torneo, derivante dalla quota di iscrizione delle varie compagini, alla copertura delle spese legali relative al maxi-processo al movimento fiorentino, che ha seguito le operazioni poliziesche del 4 maggio e 13 giugno 2011 e vede ben 87 compagn* coinvolti. Il contributo economico andrà a coprire la totalità degli imputati, senza distinzioni legate a falli commessi e colore delle casacche; e così non potrebbe essere altrimenti data la composizione eterogenea delle squadre partecipanti, e soprattutto la provenienza “calcistica” dei soldi. Comportarsi diversamente vorrebbe dire non solo contribuire a perimetrare ulteriormente la solidarietà, ma anche promuovere il tradimento dello spirito che costituisce il valore del gioco del pallone in quanto attività collettiva;
QUINDI DI CIÒ CHE LO ELEVA A METAFORA DELLA VITA E, PERTANTO, AD ALLEGORIA DELLA LOTTA.

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